Viaggio (meno metaforico) a Firenze

#IoMiAmoCosì: trasformando la mia città preferita in una occasione di incontro con un’amica lontana.

Che io ami Firenze è ormai dato per scontato. È la città perfetta dal mio punto di vista, con spunti culturali interessanti, viva socialmente, ed al contempo in grado di lasciare spazio alla parte intima delle persone senza sovrastarle.

Nella settimana di San Valentino si celebra l’amore, non potevo non andare a Firenze e non potevo non sfruttarla come scenario per un incontro particolarmente piacevole, quale quello con una delle persone più fantastiche (so che non è corretta la forma in italiano, ma in LargoBalenese lo diventa) conosciute nel 2015: Annachiara.

Ho conosciuto Annachiara ad Expo, nel caldo Agosto, mentre trafelata arrivava sul Cardo, sotto l’albero della vita. Con lei ho condiviso molto di quella esperienza: dai selfie con i capi di Stato delle varie Nazioni, alle sudate sotto al sole cocente di Agosto, ai pranzi self Service in cui puntualmente facevo cadere qualcosa, alle gite a Milano (ed in particolare a China Town).

Dopo mesi di messaggistica vocale e non, ci siamo ritrovati a Firenze. Stavolta ero io trafelato, perché il mio treno ha fatto tardi (ed ancora non mi spiego come possa la tratta Pisa-Firenze impiegare lo stesso tempo più o meno della tratta Milano-Firenze). Faceva meno caldo, avevamo meno pressioni, ma siamo rimasti quelli che cantavano “Romagna mia” sotto all’albero della vita.

Dopo le tappe classiche (S.Maria Novella, Duomo, Piazza della Repubblica, Piazza della Signoria e Ponte Vecchio) abbiamo deciso di onorare il nostro primo incontro basato sul cibo con un pranzo tipico toscano, che per una ragazza di Verbania è un viaggio culturale tutto nuovo e da sperimentare.

Abbiamo faticato molto a trovare un posto che facesse cucina tradizionale senza esporre stelle e stelline e proporre un menù dai prezzi fuori dalle tasche di due studenti universitari.

Alla fine, quasi come un’apparizione, un miraggio nel deserto, ecco il Podere 39, in Via Senese n. 39/R. Una porta che scorre cigolando, tavolate di legno apparecchiate con posate e bicchieri tutti diversi, una musica vintage di sottofondo, che poi riconosco essere Like a Virgin in un rifacimento jazz anni ’80, e la cultura del km 0 che ci avvolge col sorriso della cameriera.

Abbiamo diviso un antipasto misto (con crostini alla salsiccia e stracchino ed al gorgonzola, formaggi e salumi vari, tra cui la sbriciolona, che pensavo essere solo una torta). Poi abbiamo mangiato un piatto di ravioli ricotta e spinaci al ragù bianco alla salsiccia su una crema di barba rossa. Il tutto accompagnato da un bicchierone di Chianti. Tutto delizioso e dai sapori di casa ma con una classe che non mi aspettavo di trovare. Peccato per il finale: cheesecake e torta al cioccolato, che parevano due budini identici ma all’aroma differente. Ed immancabile il caffè per concludere in bellezza.

Al prezzo di 20 euro a testa abbiamo trovato la felicità! Piccola nota negativa per Firenze: possibile che nella zona di Palazzo Pitti non ci siano posti in cui assaporare la cucina Toscana? Rimango dell’idea che dovremmo valorizzare la nostra cultura culinaria.

Nel pomeriggio abbiamo visitato proprio Palazzo Pitti. Lo ammetto, quel bicchierone di Chianti mi ha reso molto stupido ed ha trasformato la mostra in un qualcosa di molto comico. A partire dalle statue di nudo maschile che si trovano all’interno del Palazzo: fateci caso, sono state tutte evirate. Abbiamo provato a capirne il motivo ed una sola guida ha avuto il coraggio di dirci che probabilmente è stata la cattolicissima regina ad operare un simile scempio, ma niente di accreditato.

Altra nota negativa di Firenze: com’è possibile che la visita ai famosissimi Giardini di Boboli chiuda alle 15.30? La trovo personalmente un’assurdità!

Abbiamo fatto tardi e quindi siamo dovuti scappare alla stazione senza riuscire a passare dal Dolce Lab, che come sapete è la mia Mecca. Ad ogni modo questo viaggio è stato fantastico: degno dell’amore per un amico. Peccato solo che adesso io voglia una camera come quella del Re, esposta a Palazzo Pitti (e che non credo troverò all’Ikea).

Mi raccomando a San Valentino non dimenticatevi di amare, come meglio credete, anche gli amici!

 

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