A volte capita.
Avvolto nel piumone, infreddolito dall’aria primaverile che entra dallo spiraglio della finestra lasciata ingenuamente semiaperta, a volte capita che un LargoBaleno si svegli presto per portare a termine una missione. Una missione impossibile, nonostante non preveda l’utilizzo di armi o di alta tecnologia: trasformare un giorno qualunque in un giorno speciale.
Uno di quei giorni in cui un LargoBaleno, a discapito della mole, si sente bambino. E cosa c’è di meglio per trasformare una giornata qualunque in un giorno speciale, se non ricorrere alla magia della Pasqua? E’ vero, è passata una settimana dalla Pasqua, ma non per il LargoBaleno: lui, essere vulnerabile solo con le emozioni, ha deciso di ammalarsi proprio nella settimana di festa, e non ha potuto fare ciò che aveva previsto. Non ha aperto le uova di cioccolato; non ha mangiato niente se non pane e banane (per combattere i virus intestinali); non ha passeggiato per i boschi insieme alla sua ingombrante famiglia.
Ma oggi sta meglio. E’ risorto. E portando avanti il concetto per cui le feste devono essere sentite prima di tutto nell’anima e non solo sul calendario, si è scritto sulla fronte “tanti auguri” ed ha trasformato un giorno qualunque in un giorno speciale, in una personalissima Pasqua.
Sceso dal letto ed abbandonato il piumone con tanta fatica, a sorpresa il LargoBaleno si è accordo che MammaBalena ha qualcosa che non va: come può aver fatto un uovo, nella notte? Forse anche il LargoBaleno è nato da un uovo di cioccolato: questo spiegherebbe molte cose, soprattutto la sua golosità sconfinata.
Aperto l’uovo (no, non vi svelo la sorpresa…seguitemi su Instagram per scoprire cosa mi ha riservato la Kinder!), è arrivato il momento di preparare il pranzo. Non un pranzo qualunque, ma il pranzo di Pasqua! Improvvisato, quindi senza troppe preparazioni particolari dietro.
A partire dall’antipasto, a base di patatine ai gusti più strani, tra cui panna acida; arrosto e castagne; brie e melograno. Ovviamente comprate nei due posti più strani per quanto riguarda il cibo: la Lidl e Tiger.
Per poi passare ad un casatiello, fatto secondo la tradizione napoletana di cui NonnaBalena si fa portavoce ogni volta (essendo lei nata a Salerno). Per chi non lo sapesse, il casatiello è una ciambella salata con incorporati nell’impasto: salame, formaggi, pancetta, uova intere. Una bomba, che però è essenziale per il clima pasquale.
Ed infine una valdostana. Semplice, classica, pomodoro e mozzarella, con tanto origano.
Poi, come ogni pranzo pasquale, e non solo, che si rispetti, dulcis in fundo, per lasciare un buon sapore in bocca. Schiacciata di Pasqua (nome che potrebbe lasciarvi straniti, ma che vi assicuro è un ottimo dolce che vi racconterò prossimamente), e pastiera. Con tanto di caffè arrangiato con una moka celeste ed un fornello da campo, visto che la location scelta per il pranzo di Pasqua non ha niente a che vedere con una normale casa moderna.
Una baita in mezzo al bosco, nel cuore della Toscana, dove l’aria ha un sapore più buono, l’acqua sa di acqua, ed il cibo, per quanto non sia cotto sul momento, è un po’ più genuino del solito, almeno in apparenza.
Dopo un pasto di 10.000 calorie, ed una intensa sessione di Pasqua in ritardo, non può che arrivare subito la Pasquetta. Perchè il lunedì si lavora, ma un LargoBaleno non può rinunciare alla bellezza del giorno dopo, di quando le cose si raffreddano, si normalizzano, diventano quotidianità ed educatamente si depositano sulle tradizioni per diventarlo loro stesse.
La Pasquetta è fatta per immergersi nella natura. La natura di un LargoBaleno, selvatica ed aspra, ma al tempo stesso romantica e poetica, a tinte variopinte e monotone allo stesso tempo, in un contraddittorio perenne che porta ad un equilibrio di felicità.
Come promesso vi porterò in questi post a scoprire la Toscana. Con questa Pasquetta vi porto a Grosseto, e più precisamente a Gavorrano. Città in cui è morta Pia de’ Tlomei. La donna narrata da Dante, ed ingiustamente posizionata all’Inferno. Uccisa dal marito, tradita dall’amore, forse rea di aver creduto nell’amore stesso.
“Ricorditi di me, che son la Pia;
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnanellata priadisposando m’avea con la sua gemma”. »
Ma Pia è anche la protagonista di una tormentata canzone di Gianna Nannini. La canzone più struggente forse della cantautrice, più realistica, storiografica ma al tempo stesso autobiografica. Vi invito ad ascoltarla, dal titolo “Dolente Pia”.
Ma Gavorrano è anche altro. E’ come la Pasquetta: un insieme di memorie e di cose riscaldate, ricordate, ripromesse e diventate abitudine. E’ patrimonio di una grande cultura storica e sociale, con il romanticismo etrusco che è ancora attuale e geniale. E’ biancospino intorno ad un lago di origine carsica: il lago dell’accesa. E’ buon cibo e storie dalle tinte medievali.
E’ Toscana.