Era una cupa giornata d’inizio estate per un LargoBaleno qualsiasi. Una di quelle giornate da “tutti a Firenze!”. Una giornata che si sarebbe trasformata ben presto in una “cupcake horror story”.
Ore 7.00. In anticipo un LargoBaleno arriva in stazione, ed insieme ad Annaccì di Vita da Femmina, dopo aver combattuto con una di quelle macchinette per i biglietti che in teoria dovrebbero facilitarne l’acquisto ma che in realtà sono una perdita di tempo e di pazienza, sale sul treno per Firenze. Viaggio tranquillo, libro e chiacchiere. Ed ansia da colloquio.
Arrivati a Firenze, la prima missione è stata quella di trovare un bagno. GRATUITO perché è indecente che si faccia pagare un servizio come la toilette. Dovrebbe essere free, come il wi-fi e l’acqua. Tappa al bar dunque, con cappuccino decorato con cacao amaro a formare un giglio, simbolo della città, e cornetto. E bagno.
Immaginate adesso il momento del colloquio. No, non tanto dalla parte di chi lo ha affrontato, ma da parte di chi lo ha condotto, ritrovandosi davanti prima Annaccì, poi un LargoBaleno. Un’esperienza destabilizzante, sicuramente. Il tempo è volato, tra domande, chiarimenti e prove tecniche, ed è arrivata l’ora fatidica, quella in cui di solito una mamma pensa “cosa preparo oggi per pranzo ai bambini?” ed in cui un LargoBaleno pensa a qualcosa di nuovo e sfizioso su cui mettere le pinne.
La scelta è ricaduta sul mercato centrale. Al primo piano, dove si trovano locali per tutti i gusti. Per combattere ogni stereotipo di genere basato sul sesso, ad Annaccì è toccato il panino col lampredotto, mentre al LargoBaleno una zuppa vegan a base di ceci in una mega ciotola di pane casereccio toscano. Cibo locale, prezzi modici, ottima qualità e servizio splendido. Il mercato centrale è davvero il posto perfetto in cui pranzare.
Fino ad ora, una giornata normale.
Fino ad ora.
E’ arrivato il momento, per i nostri protagonisti, di dividersi. Annaccì ritorna a casa, mentre il LargoBaleno, non contento del suo pranzo, va a caccia di dolci. Armato di google maps, e di tanta fame dettata dalla golosità, è riuscito a perdersi. Ed improvvisamente a trovarsi davanti alla vetrina del DolceLab. Chiuso.
Momento di panico.
Arriva la proprietaria. Apre il locale. Nessun giorno di chiusura straordinaria, solo l’anticipo del LargoBaleno rispetto all’orario di apertura.
Avrebbe dovuto aspettare, a questo punto, l’arrivo di Anna (senza ccì), con cui fare merenda. Ma voi, avreste resistito ad una vetrina tutta imbandita, piena di dolci (anche perché il LargoBaleno era il primo cliente della giornata)? Lui no. Si è fiondato su una fetta di cheesecake alle fragole e su una limonata. Lemon Cortese.
Cortese è una marca che cerca di replicare i soft drink inglesi, seguendo la tradizione italiana. Bevande futuriste, stando a quanto scritto sul loro sito internet. Segno che il vero futurismo sta nel ritrovare la cultura del passato.
Partendo dalla tradizione casalinga delle nostre nonne, che ci dissetavano nelle calde giornate estive offrendoci una spremuta di limone, acqua e zucchero, Cortese ripropone la limonata naturale. Una bevanda a basso contenuto di zucchero, ottenuta dal succo dei migliori limoni siciliani, per regalare un sapore fresco e agrumato che appaga anche i palati più esigenti.
Quando ormai il LargoBaleno si è evoluto in LargoLargoBaleno, arriva anche Anna (senza ccì). “Una merenda veloce”, doveva essere. Si è trasformata in una puntata a tinte horror di quanto l’amore possa realizzarsi tramite meccanismi di seduzione poco pratici e delicati. E mentre il povero LargoBaleno è costretto a spegnere il telefono per non subire messaggi molesti, il tempo vola.
Non contento, si fa confezionare 4 cupcakes da portare via. E mentre una lacrima scende per rimanere impigliata nelle realistiche rose di zucchero di Francesca, accanto alla teiera dove dorme il topino di Alice nel paese delle Meraviglie, ricomincia la marcia.
Ad attendere i poveri sventurati fuori dal locale, uno dei tanti “mostri” della società: la prepotenza. La prepotenza di un dirigente dei lavori che ha sbagliato a posizionare i cartelli di divieto di sosta e fermata lungo la strada. La prepotenza di una vigilessa che lasciava poco spazio alle spiegazioni. La prepotenza del caldo estivo, che ha cotto il povero LargoBaleno mentre la vigilessa, non contenta della partaccia in pubblico, ha provato a fare loro una multa. Senza riuscirci, perché la macchina di Anna (senza ccì) non era parcheggiata in modo sbagliato. Mancavano solo i cartelli.
Anna (senza ccì) si è offerta di accompagnare il LargoBaleno alla stazione, non quella principale (di Santa Maria Novella) ma quella secondaria, di Firenze Rifredi. Hanno sbagliato strada. Hanno trovato i lavori. Ed eccoli arrivati: un saluto, e di nuovo in marcia.
Un LargoBaleno a fine giornata è così stanco che a stento riesce ad ascoltare gli altri. Quando poi gli si para davanti un tizio che cerca di convincerlo a donare dei soldi per costruire una casa di accoglienza per i tossicodipendenti, riesce ad essere stranamente intollerante.
Chiariamoci: tutti dovrebbero donare, nelle loro possibilità. Non solo soldi, ma sangue, tempo, sorrisi. Perché donare è davvero bello. Quello che avvilisce, è sapere che ci sono persone che lucrano su tutto questo.
NB. Se volete donare, fatelo sempre secondo le regole ed i canali corretti. Non date mai i soldi in mano a nessuna presunta associazione o fondazione: per legge è possibile donare praticamente solo tramite una transazione bancaria. Questo permette di tracciare il movimento di denaro, ma soprattutto di sapere che i soldi che donate effettivamente andranno a destinazione, e non nelle tasche di qualcuno.
Il ragazzo ovviamente, non ha accettato un “no” come risposta, e davanti ai dubbi del LargoBaleno (nessun cartellino identificativo, nessuna garanzia della donazione, nessun foglio che spiegasse il progetto), è esploso in un mare di insulti.
Fortunatamente un LargoBaleno è un essere calmo.
Salito sul treno…nessun posto a sedere. Solo un posto in piedi, davanti alla toilette del treno. Che a metà tragitto ha iniziato a perdere acqua. Così, in piedi per un’ora, con l’acqua che usciva dalla toilette per formare piccoli stagni sul treno, e due vicini molto amanti del movimento che calcolavano le calorie perse, la giornata è finita.
Ma non è finita davvero. Dopo una cena leggera, è arrivato il momento di aprire la scatola di cupcakes. Strappato lo scotch, aperta la scatola…il terrore. La crema dei cupcake si era sciolta, e si era fusa in un unico mare di crema, che in congelatore si è trasformato in un dolce multi gusto.
Inutile dirlo: la notte i sogni del povero LargoBaleno sono stati un susseguirsi di incubi a base di cupcake sciolti, vigili urbani, ladri, colloqui ansiogeni ed imbarazzanti, treni bagnati e calorie.