Catania. La città del liotro (elefante). La città ai piedi dell’Etna (come dice l’etimologia del nome). La città con 312774 abitanti, e 312774 prodotti tipici da mangiare (non esagero). Non starò ad elencarveli tutti, e sono sicuro che quelli più famosi già li conoscete.
Piuttosto voglio consigliarvi un posto dove andare a mangiare ed a vivere le materie prime del territorio rivisitate in chiave street food (ma servite al tavolo da camerieri barbuti e simpaticissimi).
FUD. Una bottega sicula che ribalta il mondo del cibo. Un locale che t’invita a mangiare e bere seguendo solo i tuoi istinti
O almeno è quello che si legge nella descrizione del locale, sul sito internet. Io sono restio a questi spot didascalici tanto esagerati. Dentro di me ho pensato “Perché mai dovrei cercare una bottega che RIBALTA il mondo del cibo? E quale posto potrà mai rendermi più animale ed istintivo di quello che già sono?”
Dopo un paio di giorni in Sicilia, in effetti, pare impossibile voler cambiare le tradizioni, quella cultura costruita culinaria e gastronomica costruita nel tempo con forza e dedizione. Mangiare, in Sicilia, non è solo nutrirsi, è qualcosa di più. E’ un atto di piacere.
Penso che solo seduti al tavolo, con lo sguardo che fatica a concentrarsi sul menù per la straordinaria quantità di dettagli del locale, si riesca a capire qual è il vero significato di “ribaltare il mondo del cibo”. Non è un tradimento ai valori siciliani. Anzi, è l’esatto contrario. E’ voler ribaltar il mondo del cibo che vive e prolifera fuori dalla Regione. Quel mondo dominato dai fast food, dal cibo spazzatura consumato in tre bocconi perché è quello il tempo che usualmente abbiamo per pranzare, cedendo alla monotonia della quotidianità.
Da FUD non trovate la “solita” insalata. Né un panino al prosciutto, o un cheeseburger con la carne di chissà quale animale, allevato in chissà quale parte del Mondo.
I valori di FUD sono chiari: chilometro zero, filiera corta, valorizzazione del territorio e delle tradizioni, ma anche adattamento allo stile del fast food (che di per sé non è affatto negativo ed anzi, corrisponde alle esigenze quotidiane di una persona normale, che corre da casa all’ufficio, alla palestra, all’università).
La prima cosa che colpisce del menù di FUD (e non solo di quello) sono i nomi dati alle pietanze. Nomi originali, perché scritti un po’ alla siciliana, un po’ all’italiana secondo le pronunce dei termini inglesi abusati un po’ ovunque. E così le patatine, da chips diventano CIPS; l’hamburger diventa AM BURGHER e così via. Subito dopo, colpisce la cura nella selezione degli alimenti, e la creazione di un menù così vasto da rendere onore alla Sicilia, una terra dalle infinite risorse e ricchezze.
Cosa ho mangiato io? Un BEC BURGHER (da becco – manzo). Vi elenco gli ingredienti, e vi spaventerete. Carne di manzo siciliano, insalata, cipolla rossa in agrodolce, pomodoro, provola delle Madonie, Guanciale croccante di suino nero dei Nebrodi, Barbechiù sous, Checiap e Maionese in pane soffice con semi.
Una vera e propria delizia che non riesco a descrivere (ma che mi sta mettendo di nuovo fame). E per farvi capire lo stile siculo che pervade il posto, il tutto a dimensione di classica persona siciliana che nonostante tu sia ingrassato di 3 chili già solo respirando in Sicilia, ti riempie il piatto due o tre volte e si raccomanda: “non fare complimenti, M A N G I A !“
Non poteva mancare il dolce. Un cannolo scomposto in bicchiere, con croccante al Nero d’Avola. Ho rischiato di esplodere, ma felice. Ecco, FUD è questo. Una bottega che neanche voglio chiamare fast food, che ti dona quel senso di casa tipico delle grandi catene, pur avendo tutte le particolarità ed i pregi delle botteghe di paese.
Grazie FUD di esistere. E grazie per avermi fatto trasformare in un FUD-BLOGGER per qualche ora!
Il tempo di smaltire tutti i chili presi in Sicilia (almeno un anno) e ci rivediamo!