Felicità
è un bicchiere di vino con un panino
la felicità
è restare vicini come bambini la felicità,
felicità.
Non mi capita spesso di cenare così.
Innanzitutto non mi capita spesso di cenare in un locale dal nome accattivante ma anche con una precisa idea filosofica dietro. SUD. Come la terra che in un modo o nell’altro ci accomuna tutti. Senza Una Direzione, perchè la vita in fondo è altro rispetto alle mere coordinate geografiche che nulla possono davanti alle folli emotività umane. E mi terrorizza, sinceramente, che si parli ancora di sud, piuttosto che di est, di Oriente, di USA, di polentoni, in modo stereotipato e generalizzato per offendere una generazione ed una società che evidentemente non si conosce.
Non mi capita di cenare con i prodotti tipici di una lunga tradizione culinaria. Quella calabrese, con la soppressata e la nduja (che chiarisco una volta per tutte, è un salume piccante. Quella pugliese, con la crema di cime di rapa da spalmare sul crostino. E quella del sud, in generale, con i sottolio stupendi, il pane salato, ed il vino rosso (che in realtà abbiamo anche in Toscana, dove è molto buono, ma che ci connette ancora di più).
Non mi capita spesso di cenare con così tante persone diverse ed a modo loro LargoBaleni dentro. Ovviamente, come succede sempre nei grandi gruppi, c’è sempre qualcuno più antipatico, ma la capacità di noi LargoBaleni è anche quella di adattarci e di parlare con chiunque. Come diceva Al Bano, felicità è restare vicini come bambini, con la loro capacità di essere incapaci di giudizi aprioristici, e di fare amicizia nonostante tutto.
Non mi capita spesso di stare ad un tavolo in cui si passa dal parlare di Pasolini, alle sessioni di trucco creativo, alle youtuber romane, all’importanza della corsa in una dieta equilibrata. Non che di solito io sia monotematico, ma c’è la tendenza a parlare delle stesse cose in una sola serata. Insomma, ho dato libero sfogo alle mie idee, compreso il mio odio per Donald Trump e per Inside Out.
Non mi capita spesso di festeggiare un’amica in modo tanto sentito. Non è stato uno di quei compleanni a cui “cavolo, devo andarci, speriamo che passi in fretta”. Uno di quelli in cui non riesco a preconfezionare sorrisi, insomma, ed in cui il mio disagio è molto evidente. È stato piuttosto come arricchire una parte di me stesso, come se per simbiosi l’età della mia amica abbia arricchito pure me. È quello che succede quando si divide anima e cuore con una persona amica, una amica vera, una di quelle da tenere strette perchè preziose!
Non mi capita spesso di tornare infreddolito alla macchina a mezzanotte e sentirmi proporre “perchè non ci prendiamo una coca-cola zero?”. Non a caso mi è stato chiesto dall’unica ragazza che oltre a me avrebbe voluto scrivere la tesina della maturità sulla CocaCola. Lo so, fa male, ma per un lungo discorso ne sono ormai dipendente.
Quello che invece mi capita spesso è rimanere deluso dei dolci. Penso che le parole abbiano un significato ben preciso. Soprattutto quando si parla di cibo, un nome DEVE indicare necessariamente un dato prodotto. Così se voglio comprare del Parmigiano, non mi ritrovo un formaggio di sottomarca sulla tavola, preparato in modo totalmente diverso dall’originale. Con i dolci capita spesso questa cosa. Capita di ordinare una cheesecake alla carota, e di vederti servire una torta alla carota con una crema al formaggio…buona, ma non era una cheesecake!
Impariamo a chiamare i prodotti con il loro nome, o almeno, se li vendete, spiegate che è una vostra interpretazione <3