Ubuntu. Che tradotto “alla lettera” dalla lingua zulu significa “umanità”. In Italiano viene quasi istintivo associarlo alla ideologia che fa da base al concetto a me molto caro dei beni comuni, non ancora normativamente concepiti dalla legge. “Io sono perché noi siamo”.
Filosoficamente è un concetto assodato: l’uomo, in quanto tale per natura, è essere sociale. In un’epoca arrivista ed economicamente egoista, dobbiamo ricordarci questo, che da soli non valiamo niente, e che assumiamo importanza in un contesto societario.
Lo avevano capito anche il gatto e la volpe, formando quella antica società di mentecatti, che l’unione fa la forza! Ma noi fatichiamo a capirlo davvero.
Ubuntu è il nome di un prodotto nuovo: la prima cola ideata in Inghilterra con zucchero di canna certificato Fairtrade. Uno zucchero prodotto in Africa, nel Malawi, venduto perché gli stessi produttori possano riutilizzarne i ricavati.
Un concetto che per noi è davvero banale e scontato: chi produce e vende si tiene i ricavati ed il guadagno. Nella realtà spesso non funziona così. Si parla ad esempio di “land grabbing”, ovvero l’accaparramento della terra da parte di paesi in via di sviluppo, o di grandi latifondisti privati e multinazionali.
In poche parole, cercando di essere il più oggettivo possibile: il 70% delle terre accaparrate sono nell’Africa subsahariana. Questo significa che gran parte dei terreni agricoli africani vengono comprati da multinazionali o da stati forti e vengono fatti coltivare da cittadini africani, i quali si ritrovano senza cibo (perché i prodotti del lavoro vengono utilizzati dalle multinazionali o portati nei paesi forti) e senza soldi (il valore della moneta non è forte, e non vengono comunque pagati correttamente i singoli lavoratori). Senza considerare il malcontento delle popolazioni locali, da sempre abituate a vivere del proprio lavoro, ed i danni ambientali che si producono con uno sfruttamento simile, direi che è un bello schifo. E non pensiamo subito all’America: l’Italia ha creato non pochi danni in Senegal, ad esempio (e poi lamentiamoci dei senegalesi che vengono in Italia a cercare una fonte di guadagno in grado di far vivere la propria famiglia).
Kasinthula è la cooperativa che produce lo zucchero della Ubuntu cola. Una cooperativa attiva dal 1996 creata dal governo del Malawi, per far si che i lavoratori locali possano utilizzare in modo vantaggioso quello che le loro terre producono.
Personalmente non avevo mai sentito parlare della Ubuntu Cola. L’ho vista per caso, tra gli scaffali della coop, ne ho letto l’etichetta, senza sapere di cosa si trattasse, ed ho deciso di comprarla. E di pubblicizzarla (nel mio piccolo) perché non lo è abbastanza. Se anche voi volete assaggiarla, potete comprarla nel negozio più vicino (http://www.fairtrade.it/mappa#zoom=5&lat=42.1526&lon=12.19198&layers=BT).
Che dire? Ancora complimenti a Fairtrade Italia. Per chi non li conoscesse, ecco due righe tratte dal loro sito:
Siamo un’organizzazione globale che attraverso il Marchio di Certificazione FAIRTRADE, si propone di garantire migliori condizioni di vita per i produttori dei Paesi in via di sviluppo.
Spero che ciascuno di voi decida di diffondere la bellezza di questa cola. Fatemi sapere se lo farete, e soprattutto ditemi cosa ne pensate del prodotto!
Per quanto mi riguarda, penso che non sia niente male. E’ diversa dalla classica coca-cola. E’ meno dolce, e nella mia testa ho pensato che sia dovuto al fatto che si utilizza lo zucchero di canna (e che quindi è meno dannosa per il corpo). Una bevanda perfetta per un aperitivo alternativo!
A questo punto sono curioso, e pur non gradendo le bevande gasate e zuccherate la proverò.
Grazie del suggerimento, si dà sempre troppo poco per gli altri e per una spesa alimentare consapevole.
Buona giornata.
max
Aspetto di sapere se ti è piaciuta (: e se hai Instagram posta la foto con #IoBevoUbuntu