Per questo 8 Marzo ho deciso di fare un breve racconto a tappe del rapporto tra le Donne ed il mondo food, un legame che oggi è fonte di una passione, ma che in passato rappresentava un vero e proprio obbligo.
E’ una storia di battaglie e rivendicazioni, che deve il suo lieto fine alle grandi Donne che hanno dedicato la propria vita all’emancipazione. Oggi più che mai occorre ribadire che combattere gli stereotipi di genere nel mondo food è necessario per rendere la società un posto migliore.
L’economia domestica a scuola
Era il 1923 quando il Governo di Mussolini emanò la “Riforma Gentile”, che modellava l’istruzione in Italia in modo rigido ispirandosi agli ideali fascisti.
La riforma creava una netta distinzione tra la scuola per gli uomini e quella per le donne. Tra le materie di insegnamento per le donne, figuravano i c.d. lavori donneschi e l’economia domestica. Uno dei grandi errori che hanno incrinato il rapporto tra le Donne ed il mondo food.
Obbligatori dalla prima all’ottava classe, gli insegnamenti dei lavori donneschi spaziavano dalla pulizia della casa all’uso dell’acqua, per arrivare alla cucina. Insomma tutto quello che serviva perché una bambina crescesse secondo il modello stereotipato di donna che vive in virtù del suo ruolo di sposa e mater familias.
E se da un lato si insegnava alle bambine che dovevano stare in cucina, per i bambini era l’esatto opposto e vigeva l’obbligo dei lavori manuali.
Anche oggi, ciclicamente, sentiamo riproporre l’introduzione dell’economia domestica come insegnamento scolastico. La differenza sostanziale è che varrebbe indistintamente per i bambini e le bambine, per insegnare il corretto svolgimento della vita domestica e l’autonomia personale.
Allo stesso modo i progetti di orto didattico, che un tempo avrebbero riguardato i lavori manuali dei bambini, sono uno strumento utilissimo come metodo educativo ed istruttivo.
L’avvento del supermercato e del frigorifero
Il 27 Novembre del 1957 a Milano si svolse l’inaugurazione del primo supermercato italiano. E’ un mutamento radicale non solo dal punto di vista commerciale ma anche sociale: una rivoluzione degli usi e costumi del consumatore abituato alla piccola bottega. Cambiano le abitudini, e fare la spesa diventa un piacere più che un bisogno.
Voglio tralasciare le implicazioni economiche dell’avvento dei supermercati, e la differente qualità dei prodotti venduti a prezzi stracciati rispetto alle botteghe. Quello che vorrei sottolineare è proprio come a livello sociale cambia la vita delle famiglie.
Evolve la figura della donna, fino alla consapevolezza che la rivista “La cucina italiana” nella metà degli anni ’50, riporta nell’articolo “La donna d’oggi”. Nell’articolo si sottolinea che le donne, considerate da sempre le custodi del focolare domestico, potevano acquistare il necessario per la propria famiglia (alimenti e non) in un unico luogo, il supermercato, risparmiando tempo prezioso.
A ciò si aggiunse la diffusione del frigorifero che insieme agli altri elettrodomestici contribuì alla rivoluzione della cucina intesa tanto come spazio per preparare i cibi, quanto come luogo sociale. Il lavoro in cucina diviene meno faticoso grazie alla tecnologia domestica, senza tuttavia emancipare le donne dal ruolo imposto di casalinghe sorridenti. Solo successivamente si consentì alle donne di avere del tempo per lavorare ma anche del tempo libero da passare lontane dalla cucina.
La prima Chef di professione: Eugenie Brazier
Insieme al diritto di vivere fuori dalla cucina, le Donne hanno conquistato il diritto di poter stare dentro una cucina professionale. E’ la storia di Eugénie Brazier, considerata da alcuni la prima chef donna di sempre, nonché madre della cucina francese.
La vita di Eugénie è ricca di emozioni, potete scoprirla leggendo l’articolo che le è stato dedicato su Freeda. E’ la storia di una ragazza diciannovenne che, rimasta incinta fuori dal matrimonio, viene cacciata di casa e che trova nella cucina la via del riscatto.
E’ una storia che parla di Donne, a partire dal ricordo della madre venuta a mancare prematuramente, per arrivare al primo ristorante dove Eugénie lavora, gestito esclusivamente da donne. Può essere considerato l’esempio che ha aperto la strada alle grandi Donne nel mondo della cucina, e che dovrebbe ispirarci tutti.
La storia di un simboo: la mimosa
Quando oggi si festeggia la festa della Donna, non se ne ricorda sempre il significato.
Il primo errore che facciamo è proprio nel chiamarla “Festa”: in realtà l’8 marzo è la “Giornata Internazionale dei Diritti della Donna”, istituita nel 1909 ma celebrata in Italia dal 1944.
Lo scopo della Giornata è proprio quello di far riflettere sulle giustissime rivendicazioni fatte dalle Donne. Non solo quindi ricordare i diritti conquistati nel tempo, ma ricordare che la strada per una realtà uguaglianza tra uomo e donna è ancora in salita.
L’ultima petizione lanciata dall’UDI (Unione delle Donne in Italia) è volta a contrastare e prevenire le molestie e i ricatti sessuali nei luoghi di lavoro.
L’altro grande errore riguarda il fiore scelto per la festa: la mimosa. Oltre alle varie leggende che ci sono state raccontate nel tempo, il simbolo della mimosa è stato scelto in Italia semplicemente perché era un fiore comune, che si poteva trovare facilmente nelle campagne, e che fiorisce in questo periodo dell’anno.
Un simbolo quindi: la mimosa è uno di quei pochi fiori che nonostante il tempo rigido fiorisce, battendo le intemperie ed il freddo.
Ed anche la torta mimosa, che viene oggi consumata come un simbolo, è casuale: è stata inventata recentemente (anni ’50) per un concorso a tema floreale a Sanremo, senza nessuna connessione con la Giornata dell’8 marzo.
Per concludere
Il rapporto tra le Donne ed il mondo food è vitale se interpretato correttamente. Cerchiamo di evitare tutti gli stereotipi di genere (a partire dalle pubblicità regresso con la donna ai fornelli e l’uomo sul divano). Evitiamo i regali scontati, come la cucina giocattolo alle bambine ed il pallone ai bambini se non è una loro passione.
Continuiamo a richiedere misure in favore delle Donne nel mondo food, come il Bonus “donne in campo” inserito nell’ultima legge di bilancio. Queste misure sono infatti il formale riconoscimento del ruolo delle Donne in agricoltura!