Il Capodanno si avvicina, e sebbene sia una festa poco apprezzata da qualsiasi LargoBaleno, perché troppo vicina al Natale e quindi incapace di sostenere il confronto con quello che è il giorno più bello dell’anno, accoglierò il 2016 in modo diverso dal solito.
Niente tombola, niente ingombrante famiglia di allegri LargoBaleni, niente Pisa (in cui per altro è stato dato l’allerta snob), niente cenone classico. Un viaggio. Un viaggio che sarà mentale prima ancora che materiale, molto simile a quello affrontato da Aristotele nella Metafisica, filosofo che ha scritto sicuramente in uno stato di assuefazione dovuto ai picchi glicemici per i troppi dolci natalizi ingurgitati, come sta succedendo a me in questi giorni.
Destinazione: Puglia. Più precisamente Lecce.
E da buon LargoBaleno che si rispetti, come vuole il Galateo di noi cetacei amanti delle taglie forti, ho passato 10 minuti a comporre la valigia, che per l’occasione sarà lo zaino della Herschel ricevuto come dono da Babbo Natale, con dentro “poche briciole, lo stretto indispensabile”, e due ore per decidere quale libro portare con me.
E’ stato un lungo travaglio, che solo chi come me è super critico e perennemente insoddisfatto dai libri riesce a comprendere (ma anche chi ha affrontato un parto plurigemellare, o chi, come le elefantesse, sopporta gestazioni di 21 mesi). Alla fine ho partorito: avevo il libro perfetto, proprio sotto gli occhi. Il libro delle grandi occasioni; quello comprato al Pisa Book Festival e che ho conservato per un viaggio particolare, proprio come quello che affronterò domani.
“Scalzi al Polo Nord” di Alessio Moretti. Mi sono detto, perché non leggere il prologo, per avere la certezza che sia il libro adatto a questa esperienza?
Nella mia stessa condizione stavano i miei amici. Persone che fino a qualche mese fa non conoscevo neanche, mentre adesso mi sarei buttato nel fuoco per loro.
Dovevo ammetterlo, non poteva esserci libro migliore. Perché se ho deciso di passare il Capodanno in modo così rivoluzionario rispetto alla monotonia della consuetudine, è proprio per degli amici fino ad Agosto sconosciuti, e che adesso sono dei fratelli e delle sorelle, di cui non potrei più fare a meno, neanche se lo volessi.
Che il libro raccontasse la mia storia?
Ne leggo solo un’altra pagina.
In una notte l’ho finito. Tutto. Sono deluso da me stesso, perché adesso non ho più il libro ad hoc per il mio trip (viaggio mentale, psicologico, turistico, culinario). Ma allo stesso tempo sono felice, perché ho scoperto che non tutti i libri mi lasciano con l’amaro in bocca. Finalmente ho trovato un autore che non è come quei gelati bellissimi, le cui palline si spiaccicano a terra alla prima leccata, lasciandoti con solo un cono rinsecchito tra le mani, nonostante le brillanti aspettative.
Non voglio spoilerare troppo, perché è un libro abbastanza recente (se non erro degli inizi del 2015) e perché spero che qualcuno di voi riesca a leggerlo.
Nella mia particolare votazione, ha ricevuto 5 cupcake su 5 (e sapete che non sono di manica larga con i libri).
La cosa che più mi ha colpito di questo romanzo, è il protagonista. Il flusso logorroico di pensieri che lo avvolgono, è più o meno quello che mi invade ogni giorno. Pensieri che ci accomunano, e che ci rendono uguali. I problemi di uno studente universitario qualsiasi. I viaggi mentali di una persona alle prese con i drammi di un cuore che sembra funzionare solo quando ne ha voglia. Le dinamiche di amicizie che singolarmente sono uniche. E di una vita domestica quantomeno stravagante.
Un protagonista che a primo impatto consideri un amico, da chiamare addirittura per nome. E che alla fine del libro, puoi scambiare per uno specchio, intravedendoti in lui.
Mi è piaciuta l’ironia con cui si racconta un luogo e delle persone che, da Pisano, vivo tutti i santi giorni.
Mi è piaciuta la leggerezza con cui tutta la storia viene raccontata, sebbene nasconda temi caldi che ti inducono a far riflettere.
La parte che “mi è piaciuta meno” è stato la parentesi parigina del protagonista e dei suoi amici, forse un po’ troppo surreale rispetto alle dinamiche della storia, ma che ad una seconda lettura, risulta fondamentale per l’evoluzione del pensiero che fa da perno al libro.
Immaginiamo di essere al Polo Nord, senza scarpe! L’unico modo per salvarsi è continuare a correre e non fermarsi mai, altrimenti finiamo con i piedi congelati o, peggio ancora, morti stecchiti.
Non voglio anticiparvi altro, vi consiglio solamente di leggerlo per rimanerne colpiti. E non importa essere pisani per farlo. Nè essere studenti universitari. E’ un libro adatto a tutte le età ed a tutti i contesti personali (io stesso non sono uno studente fuori sede, ma sono riuscito ad immedesimarmi nella vita dei personaggi come se fosse la mia).
E voglio fare di più.
Voglio sfidarvi a leggere solo una pagina di questo libro, magari come me, bevendo un ottimo infuso, e di fermarvi, senza andare avanti. Se ci riuscirete, avrete la mia stima. Se non ci riuscirete, sarete dei veri e propri LargoBaleni <3
Per accompagnare una lettura di questo genere, vi consiglio un infuso ungherese, dall’animo dolce ed il gusto corposo: della marca Luis Collections, il “creamy eggnog tea” (l’eggnog è una bevanda del periodo natalizio, simile allo zabaione, con liquore e spezie).
Ottimo soprattutto se regalato da una vecchia amica, una di quelle che vi ha visto in condizioni pietose, che vi ha visto piangere e ridere, che vi ha visti soddisfatti, che vi ha consigliati ed ha accettato il vostro parere. Insomma, un’amica. Con lei ho davvero corso a piedi nudi al Polo Nord…e non solo!
LINK AL LIBRO: http://www.istosedizioni.com/?product=scalzi-al-polo-nord
LINK AL SITO LUIS COLLECTION: http://www.luis.hu/index.php/hu/