Il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina.
Iniziare a bloggare citando Sant’Agostino era uno dei miei sogni. E quale migliore occasione se non quella in cui vi racconto della mia settimana in Inghilterra? Ebbene, come lo scorso anno, ho deciso di ripetere la mia esperienza lavorativa (ed umana) accompagnando i ragazzi delle scuole medie/superiori in una vacanza-studio all’estero. La meta quest’anno è stata Oxford, ed anche se è stata una luuunga settimana, confermo la mia convinzione sull’importanza della conoscenza del mondo, delle lingue, della cultura del viaggio come mezzo per scoprire gli altri e se stessi.
Per prima cosa devo parlarvi del college in cui siamo andati. Poco fuori il centro di Oxford, e più precisamente ad Headington, ci siamo ritrovati in una storica struttura immersa nel verde. Mi ha stupito, perchè non ero mai stato un college inglese, ed a differenza di quello di Dublino dove abbiamo soggiornato lo scorso anno, questo era davvero come quelli che si vedono dei film: con un immenso meleto, le finestre altissime e luminose, alberi secolari, gli scoiattoli che scorrazzano in giro godendosi il fresco delle ultime mattinate estive ed un preside giovane ed abbastanza in gamba.
Lo so, i miei compiti erano quelli più ingrati, e comprendevano il mandare tutti a letto alle 22.30, il dare la sveglia alle 7, e rimproverare di tanto in tanto chi urlava parolacce a caso, ma a quanto pare non sono stato così terribile come pensavo, dato che davanti alla porta della mia camera hanno addirittura lasciato un cupcake (non pensate male, non c’era del lassativo dentro).
All’estero non si beve il caffè perchè fa schifo.
Per chi non lo sapesse, nel dizionario di un LargoBaleno (quale sono) non esiste la parola “schifo”. E’ stata la mia prima battaglia: assaggiare il caffè inglese, e constatare se la voce secondo la quale il caffè buono si trova solo in Italia fosse vera o meno. Innanzitutto, le catene di caffetterie in Inghilterra sono molte. Le mie preferite sono state Caffè Nero e Costa. Ho provato il chai latte, l’espresso, il double espresso macchiato. Non riesco a dire che facesse schifo quel caffè, perchè era buono! Piuttosto la cosa che metterei in discussione è il prezzo: far pagare praticamente 2 euro un caffè espresso è a mio avviso una pessima tattica di mercato. Soprattutto considerato che una mega fetta di dolce costava meno!
Sfortunatamente (perchè odio il caldo) abbiamo trovato l’estate, con un meteo praticamente identico a quello italiano. Mi sono adeguato, ed oltre il caffè, con il perfetto spirito english che mi ha pervaso, ho iniziato a bere le fresche novità. In particolare ho amato l’iced peach lemonade di Costa, ed il fruit booster raspberry & blackcurrant (smoothie al lampone e ribes nero) di Caffè Nero. E come gli inglesi, li ho bevuti “take away”, camminando tra la città di Oxford ed i parchi. Ho amato il Bury Knowle Park, un immenso spiazzo di verde, con tanti alberi e giochi vari, e con una particolarità: il legno delle panchine e del “monumento” centrale è intagliato in modo da rappresentare degli animali.
La città di Harry Potter?
Oxford è conosciuta come la città di Harry Potter (e gli innumerevoli negozi e gadgets a tema non facevano che ricordarcelo). Ad Oxford hanno girato delle scene del film, ed in generale la città ha ispirato la scrittrice. Sono ignorante in materia, ma so che adesso è uscito il nuovo romanzo. Io sono più un tipo da Alice nel Paese delle Meraviglie, e la vetrina di Wittard mi ha incantato subito: il culto del tea in Inghilterra è non solo un espediente culinario, ma riguarda uno stile di vita, una tradizione incredibile. Voi lo sapevate che ad Oxford ha studiato Lewis Carroll, lo scrittore del libro, e che si è ispirato alla città ed all’architettura per il racconto? Ecco, per me Oxford è stata la città di Alice, e come la protagonista del libro mi è piaciuto perdermi non solo da Primark o Wittard, ma nella città “nascosta”. E’ ovvio: ho trovato la mia Oxford nel mercato coperto della città, dove poter mangiare una piccola “pork pie”, un tortino ripieno di carne di maiale, trovare cibo fresco ed a volte mai visto (come le nocciole inglesi fresche), ma anche oggettistica particolare e rara (dalle candele, ai profumi, alle saponette inglesi).
Londra: trash classico
La giornata a Londra, quando si va una settimana in Inghilterra, non può mancare. Londra. La città del Grande Ben. Dell’occhio panoramico. Della National Gallery. Ma è anche la città cinese. La città delle M&M’s. La città dove in un certo senso ti senti a casa perchè casa tua l’hanno importata: un miscuglio di culture, tradizioni, storie. Non so ancora dire se per me sia o meno positivo. Sicuramente Oxford ha vinto questo derby.
Grazie di cuore.
Arrivati alla fine di questo diario di viaggio, non posso che ringraziare. Devo ringraziare gli scoiattoli del college, che ci accolti con molto calore e sono stati davvero molto pazienti con noi. Devo ringraziare la cuoca che a mensa mi dava la porzione più abbondante semplicemente perchè le sorridevo, senza lamentarmi del cibo diverso da quello di casa. Devo ringraziare l’Inghilterra, per avermi fatto scoprire una parte nuova di me, più insofferente delle ingiustizie forse, o forse solo meno ingenua. Devo ringraziare tutti i ragazzi che mi hanno fatto senitre un buon accompagnatore anche quando li rimproveravo perchè ripulissero il tavolo su cui mangiavano, o quando li prendevo in giro quando esternavano la nostalgia delle lasagne della nonna. Grazie di cuore.
Apprezzo molto il fatto che la parola “schifo” non appartenga al tuo vocabolario. In fondo è tutta una questione di gusti e abitudini!! Bellissima Oxford.. deve essere stata un’esperienza positiva 🙂
Hai colto nel segno 🙂
E’ stata assolutamente un’esperienza positiva! Tu sei mai stata ad Oxford?